domenica 10 agosto 2008

Ah' Bbrune'....

.... Ma l'hai letto il post qui sotto (http://ilgattopuzzo.blogspot.com/2008/08/esserci-o-non-esserci.html)? E' inutile che attizzi queste guerre tra poveri, tipo Resto del Mondo contro dipendenti pubblici. Anche perché nel Resto del Mondo non è che ci giochino proprio le All Stars delle grandi occasioni: a menare legnate contro i dipendenti pubblici ci troviamo gli idraulici che una fattura non gliela estorci manco sotto tortura, i tassisti che tengono le città in ostaggio, i dirigenti che pagano e incassano tangenti e compagnia cantante.
Sto difendendo la tizia che da dietro lo sportello mi ha sbarrato la strada verso il mio sacrosanto diritto ad avere la mia cartella clinica? Claro que no: vorrei solo far riflettere su quanti animali, e di che diverse specie, popolano lo zoo del pubblico impiego. Io, per esempio, sono entrato in un ospedale pubblico dove hanno preso i miei sintomi ancora più sul serio di quanto non li avessi presi io, mi hanno salvato la pelliccia, sono stati tempestivi, professionali, gentilissimi e pure simpatici; poi, a margine mi è capitata la disavventura (piccola, paragonata ai benefici) di incontrare l'esemplare tardigrado dello sportello. E BBBBRRRRRRRUNETTA che fa? Si arma di un'unica clava con cui mena mazzate ai medici che mi hanno salvato e agli infermieri che mi hanno assistito, che già guadagnano cifre da fame, e lui se si ammalano dopo essersi ammazzati di straordinario (spesso non pagato) gli decurta pure lo stipendio; e sì, magari qualche mazzata arriverà pure alla signora dietro allo sportello, che però non è che non ci fosse, al suo, posto... Solo che non faceva quello che doveva fare.
Questo ministro, come tutto il governo di cui fa parte, è un cialtrone. Si sta conquistando una facile popolarità sparando su una categoria che ha un sacco di difetti e colpevolmente non si è mai emendata, ma lui sta ingigantendo ad arte le sue colpe reali e ne sta facendo il capro espiatorio di tutti i mali di questo paese, insieme ai nomadi, agli extracomunitari, a quelli che rovistano nei cassonetti (chissà come si divertono!) e a tutti i poveracci di ogni ordine e grado. Può fare questo perché governa non su cittadini, ma su un popolo di beoti felicissimi di essersi riscoperti plebaglia e sudditi, chiedetegli anche di crepare ma per favore non di esercitare la propria responsabilità civile, non sia mai. Preferiscono riunirsi ad applaudire la polizia che perquisisce un campo Rom, come hanno fatto ieri a Roma, ma se gli chiedi degli omicidi della criminalità organizzata ti rispondono come a Casal di Principe, "sono stati puniti quelli che se lo meritavano".
Fra cinque anni ci troveremo un cumulo di macerie, un paese diviso in corporazioni nemiche tra loro, l'evasione fiscale e la criminalità organizzata trionfanti e tasse più alte di prima per tutti tranne che per chi può evaderle, e infatti già ha ricominciato, come testimonia il gettito IVA di questi primi mesi di governo del nano pelato. E sta pure scritto nero su bianco nel Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (ma tanto gli italiani non lo leggono) che da qui la 2013 le tasse aumenteranno, alla faccia delle promesse elettorali. La foglia di fico è che si stanno colpendo banche e petrolieri, che sono due solenni cazzate, perché i dettagli dei provvedimenti (altra roba che gli italiani non leggono, si contentano degli annunci) mostrano chiaramente che le banche ci hanno guadagnato, e ai petrolieri hanno tolto quattro spiccioli.
La cosa tragicomica è che ad applaudire più di tutti sono anziani pensionati, dipendenti a reddito fisso terrorizzati dalla microcriminalità da film telesomministrata dalle TV del Dominus, financo precari che allo specchio si vedono imprenditori; insomma quelli che lo stanno prendendo nel culo più brutalmente, senza vaselina e anzi con abluzioni di sabbia. Ma lo sanno che la chiesa cattolica proibisce severamente di godere di queste pratiche?

venerdì 8 agosto 2008

Antropologia post ospedaliera

Dedico un post al ministro Brunetta, che ovviamente non lo leggerà non per quello che pensate voi tutti, miei milioni e milioni di lettori, ma perché sempre rifuggirà – lui, criceto fellone! – dal confronto con l’intelligenza della mente superiore dei gattopuzzi.
Ricorderete che un mesetto e mezzo fa il GPZ ha avuto un problemino di salute che lo aveva fatto includere nella lista delle specie a rischio estinzione, in quanto unico rappresentante del suo ramo tassonomico. Proprio a questa unicità si deve l’abnegazione con cui si sono prodigati medici e infermieri (tutti animalisti) che gli hanno salvato la pelliccia.
Siccome sta per salpare le ancore alla volta della Corsica, il Gattopuzzus previdens previdens ha pensato di andare a ritirare la sua cartella clinica, potenzialmente utile (con i debiti scongiuri, anche quelli meno urbani) ai veterinari indigeni dell’isola, in caso di reiterato rischio per la pelliccia grigia di cui sopra.
Quindi raggiungo l’ufficio a piedi, sotto il sole cocente, entro, do un’occhiata intorno; quando ero venuto a fare la richiesta, appena dimesso, ero ancora troppo intronato per apprezzare il luogo, che è a suo modo carico di atmosfera, di un suo fascino languido vagamente sudamericano, nella calura agostana: porta sgarrupata con androncino che si atteggia a sala d’attesa, invaso da due sedie scompagnate e una poltrona, tutte rigorosamente esposte al sole; utenti in attesa palliducci e appiccicaticci, pavimento sbrecciato, muri onusti di scritte lasciate a perenne memoria del loro passaggio da generazioni antichissime di impiegati che, a giudicare dagli strati di inchiostro sui muri, devono aver cominciato a scriverci sopra già ai tempi dello Stato Pontificio, e magari ci sono anche i graffiti originari di qualche amanuense di San Camillo, addetto alla copiatura manuale delle cartelle.
Quando avevo chiesto la cartella, il giorno stesso che ero stato messo alla porta (i gattopuzzi non sono ammessi nei locali pubblici, se non per il tempo strettamente indispensabile), avevo notato che c’era scritto grosso così, sulla vetrina dello sportello (con ditate d’ordinanza), che ci voleva un mese, e anche che era meglio telefonare prima di passare a ritirarla; il GPZ, essendosi ricordato della cosa dopo più di un mese e mezzo, ha pensato bene di andarci senza telefonare, e ha fatto male, perché ovviamente - ma che fa, nun me telefona? Mica è pronta... - lo salutò la voce gutturale da dietro lo sportello, dove se ne stava piantata una signora.
D’istinto, il GPZ ha riconosciuto la sfida: la signora mi guatava da dietro il vetro con sguardo infido ma all’apparenza servizievole, lo conosco, è lo sguardo di battaglia dell’addetto al pubblico rotto a mille e mille scontri contro gli utenti più perniciosi, - altro che una mammoletta come te - , sembra apostrofarmi.
Io, a dire la verità, ero ancora intrippato a contemplare l’ambiente, al quale la signora si intonava perfettamente, con la sua permanentina e i dentoni da coniglio, la postura un po’ gobba, l’aria sfatta.
Dietro le sue spalle si intravedevano scrivanie abbandonate invase da pile e pile di carte polverose, da far fantasticare di papiri e pergamene persi da secoli, densi di chissà quali misteri e naufragati lì, direttamente dalla biblioteca di Alessandria.
Ma lei continua a guardarmi con i dentoni di fuori, che non si capisce se è per un sorriso o perché è lì che li tiene abitualmente, e capisco che non ho molta scelta, devo raccogliere il guanto di sfida, e quindi provo ad attaccare, così, tanto per saggiare le difese dell'avversario - No, scusi, ma come fa a sapere che non è pronta se non controlla? Io l’ho chiesta più di un mese e mezzo fa… - Seee… ma semo pieni de lavoro… nun ce se la fa a fa’ tutto in tempo… apposta ce dovete telefonà…se lei me telefonava io je lo dicevo che era mejo che nun veniva, magari la facevo venì lunedì… ancora manco me l’hanno portata giù, e je la devo pure fotocopià... E’ proprio tosta, un esemplare perfettamente adattato al suo habitat; non si scompone neppure, speranze di scalfirla praticamente nessuna. Ogni fibra del suo essere ribadisce fermamente “no pasaran”, inutile farsi illusioni. Una roccia. Ci penso solo un attimo, perché il GPZ sa riconoscere la superiorità dell’avversario, capisce quando è il caso di offrire una resa incondizionata, sperando nello spirito cavalleresco del nemico – Va bene signora – esordisco con le orecchie basse e la coda tra le gambe – purtroppo non avevo capito che telefonare era necessario… certo è un problema, sa, questa cosa che mi è capitata mi ha spaventato davvero molto, e adesso partire in vacanza senza avere la cartella clinica… starò in ansia tutto il tempo… se mi succede qualcosa… è proprio un guaio, devo partire sabato (che non è vero, n.d.r.)...- e la guardo implorante, mentre con il corpo assumo la posizione di chi se ne sta per andare scornato. E – miracolo! – breccia è fatta: - aspetti ‘n’attimo, vedemo un po’… Come ha detto che se chiama, lei? Ah, guarda che caso, sta qui… me l’hanno portata proprio stamattina… certo, mica po’ pretende che je la faccio subbito, però magari se lei venerdì po’ passà je la faccio trovà pronta…- davvero, signora? Sarebbe una salvezza, magari potesse farmi questa cortesia, guardi, mi salva letteralmente le ferie, sennò non me le sarei godute per niente, lo so… - ma se figuri, quando se po’… che problema c’è? Stamo qui apposta... E poi lei lo chiede con gentilezza, sapesse quanta gente c’è che ruga, lo pretende… e che se credono, che qui nun ch’avemo niente da fa’? – Ma quando mai, signora, sono un dipendente pubblico anch’io (che è vero a metà, il posto in cui lavora il GPZ ancora non si sa di chi è, n.d.r.), lo so quello che succede da quando è cominciata questa storia dei fannulloni... Non mi permetterei mai di mettere in dubbio la buona volontà di una collega... - Eh, lei ragiona bene... ma mica so’ tutti così... e però la prossima volta telefoni, eh? Che mica je posso venì sempre incontro come oggi... - Ma certo signora (il GPZ dice questo avendo ormai voltato le spalle per potersi meglio grattare i gioielli, dato che la signora ha anche una vaga aria da iettatrice), e poi (ridendo) spero di non averne più bisogno! Buongiorno e grazie ancora – Bongiorno, allora se ricordi, venerdì mattina...
A parte l’incommensurabile ruffianeria del GPZ, cosa potrebbe dimostrare questo scambio al destinatario di questo post? Cioè all’ineffabile e cazzuto ministro Brunetta?
Ma l’abbiamo fatta anche troppo lunga, per oggi: rinviamo la dimostrazione ad altra data, magari domani, così almeno so già cosa scrivere...

mercoledì 6 agosto 2008

La ragazza con la pistola

Tra le innumerevoli incarnazioni (Avatar, visto che siamo in rete, e comunque il termine ha un’origine nobile, dato che in sanscrito indica le incarnazioni di Visnù), il Gattopuzzo è apparso sul terzo pianeta del sole anche in veste di vigile urbano.
Erano anni di giovanile squattrinatezza, in cui pur di mettere insieme una pizza e una birra si era disposti ai crimini più efferati, tra cui quello di elevare contravvenzioni ai propri concittadini; i quali, in più di una occasione, rappresentarono al GPZ il proprio disappunto con il garbo che da sempre li contraddistingue (gomme tagliate e due tentativi di aggressione, uno dei quali con un piccone).
Ma l’intrepido GPZ non era solo, a fronteggiare l’indisciplina e l’ira funesta dei compaesani; era affiancato da due valentissime pulzelle, una delle quali davvero notevole: bionda (senza averne l’aria, cantava Guccini, e Paola era proprio così), grintosa, lineamenti squadrati da dura, eppure… sorriso luminoso e disarmante, dolcissimo, sorprendente, del tutto inaspettato su quel viso di bellezza euclidea. Insomma, uno schianto.
Ve la ricordate, no, la canzoncina di Vasco Rossi dedicata a una vigilessa così: “fammi la multaaaa… fammela adesssooooo…”, che spiega (alle signore, perché i maschietti sanno benissimo di cosa sto parlando) quale ascendente possa avere su tutti noi una ragazza con la divisa.
Il GPZ, più giovane di parecchi anni della stratosferica collega, era solito, in sua compagnia, indulgere a uno scodinzolare scemo e inconcludente, oltre ad atteggiare il muso a un’espressione cangiante tra l’intimidito e l’ebete totale, e non di rado, trovandosi in servizio insieme a questa meraviglia, ne combinava di tutti i colori, tipo scrivere multe senza mettere il numero di targa, fare la multa alla sua stessa macchina e altre testimonianze di amore aulico, accolte generalmente da Paola in modo benigno e indulgente verso il collega più giovane, che di solito veniva blandamente redarguito in modo che non più della metà del paese sentisse le urla e spedito immediatamente a fare notifiche di atti giudiziari, possibilmente a concittadini abitanti in lande remote raggiungibili solo con attrezzatura da montagna e - ahimè - in totale solitudine e con le vibrisse mosce.
Maschietti che mi leggete, provate a immaginarvela questa trentenne avatar (lei sì) della bellezza androgina con addosso la sua divisa, gonna blu e camicetta bianca con le mostrine, occhiali a specchio a coprire (ma soprattutto scoprire, quando se li toglieva all’improvviso lasciando per l’ennesima volta senza fiato chi le stava davanti) due occhi tra il pervinca e il grigio, e ditemi quale ventitreenne non avrebbe dato la stura alle più sfrenate fantasie, al suo cospetto.
E adesso che ve la siete immaginata, provate ad aggiungere un particolare piccolo piccolo, uno solo, che però non può non sfrizzolare il velopendulo almeno ai sadomaso, e ce ne sono tanti, sotto mentite spoglie…
Un reggiseno con le mostrine? Acqua, acqua…Le calze a rete sotto la divisa? già meglio, ma sempre acqua… Mannaggia, il maschio italiano proprio non è più quello dei vitelloni di Fellini… E un po’ di fantasia, porca miseria, o mica sarete tutti di sinistra, intellettualoidi gracilini minidotati a cui non funziona il pistolino… Pistolino… Fuochino, fuochino…
L’avete capito, adesso, perché il sindaco Alemanno appena eletto ha fatto fuoco e fiamme per dare la pistola ai vigili urbani?
E la prossima frontiera sarà la frusta, insieme a giubbotto d'ordinanza borchiato e calze a rete.
I vigili maschi si sentiranno vilipesi, strepiteranno un po',ma gliene frega assai a lui dell'autodifesa dei vigili... Le vigilesse sono il nocciolo della questione, le vigilesse...
Il corpo dei vigili (e delle vigilesse) secondo Alemanno

Profondità da spiaggia

Blog d'agosto... Ma quanto non mi va, proprio no, non mi va... E la calura, e la spossatezza, e l'orizzonte liquido... Ma come si fa a scrivere un post?
Vabbè, orsù miei prodi, insomma... inventiamoci qualcosa, non fosse che per l'audience... Ecco, ho trovato: cosa leggiamo in spiaggia?
Io, come tutti i velleitari, metto ogni anno in borsa Dostoevskij, Severino, Joice, Proust, illudendomi che sia la spiaggia il posto dove recuperarare la crassa ignoranza accumulata in gioventù. E puntualmente naufrago sui romanzi Urania, su Dan Brown e compagnia.
In cerca di una giusta via di mezzo tra lo sciamannato e l'impegnato, l'anno scorso ho scoperto Gianrico Carofiglio, giallista filosofico, giudice di professione.

Il passato è una terra straniera non ha solo un titolo bellissimo, ma è dostoevskijano nello sviluppo della storia e nella profilazione dei personaggi, tutti torbidi, nessuno innocente, eppure tutti scolpiti, tutti profondi, ciascuno con le sue proprie ragioni. Alcuni con un ruolo quasi metafisico, come l'insondabile Francesco, il demone corrotto e corruttore, il ladro dannato di innocenza e di gioventù.
Ragionevoli dubbi è stato invece il mio primo incontro con l'avvocato Guido Guerrieri, trasparente alter ego dello scrittore, quarantenne viscerale e per questo nostalgico di immagini e suoni che sono gli stessi che hanno segnato la mia adolescenza, come la sua. Insomma, una folgorazione.
L'avvocato Guerrieri è un don Chisciotte, un classico del legal thriller, e però che bel classico! Carofiglio lo sviluppa proprio bene, questo avvocato sempre roso dal dubbio esistenziale prima che professionale, sempre tentato dalla strada più facile e però inesorabilmente sospinto dai suoi demoni su quella meno frequentata, e più interessante. Avvincente la storia, e avvincenti anche le riflessioni filosofico-epistemologiche sulla verità giudiziaria, che è verità di senso statistico e di senso comune, è massima verosimiglianza e ragionevolezza che non può pretendere di ascendere alla sfera dell'assoluto. Come nulla lo può, su questa terra.
Non ha scritto molto, Carofiglio, e spero anzi che il suo nuovo mestiere di deputato del PD non sottragga troppo tempo alla sua penna, che sicuramente genera esiti infinitamente più interessanti degli atti parlamentari di questo triste finale di partita della nostra storia democratica.
E comunque gli altri tre libri me li tengo per una altro momento di crisi bloggistico-creativa, mica me li posso sparare subito tutti e cinque e poi non so che scrivere a ferragosto, no?
Buona estate a tutti!

lunedì 4 agosto 2008

Il guru

Mi hanno raccontato una cosa che mi ha fatto morire dal ridere. Poi però, tutte le volte che ho provato a ri-raccontarla, sono incappato nello scetticismo dell’ascoltatore. Io di fronte a una storia allegra o curiosa ho deciso di sospendere del tutto lo scetticismo, e di crederci per partito preso: intanto la realtà spesso supera anche le fantasie più sfrenate, e poi perché privarsi di una bella risata solo per fare mostra di essere uomini di mondo? Serve a qualcosa?
Dunque, la storia è questa: pare che qualche tempo fa il figlio di Al Bano, Yari, abbia fatto un viaggio in India, e ad un certo punto qualcuno gli abbia parlato di un grande guru, in odore di santità, che attirava folle oceaniche. Il guru si trovava in un posto lontanissimo e pare che Yari non sia particolarmente interessato alle filosofie orientali, ma… per una volta si lascia vincere dalla curiosità – in fondo in India non è che ci si torni tutti i giorni, e un guru è comunque una parte importante dello spirito del luogo – e decide di andare anche lui.
E quindi eccolo andare in stazione, salire su un treno indiano (che è un’esperienza mistica non inferiore all’incontro con il guru), sciropparsi un paio di giorni di sballottamenti, di olezzi e accalcamenti, e infine giungere nel posto dove il guru riceve i suoi devoti.
Naturalmente gli tocca mettersi in fila in mezzo a una turba oceanica di poveri, derelitti cenciosi, malati di varie malattie con prevalenza di lebbrosi, semplici turisti come lui e varia umanità. Sta in fila non meno di due giorni, dormendo in terra, all’aperto e acquisendo pian piano un aspetto del tutto simile a quello della turba di pellegrini locali, e infine arriva il suo turno: entra nell’antro del guru.
Solo che, giunto lì, non sa bene di cosa parlare: si guarda intorno, il sant’uomo se ne sta completamente immobile davanti a lui, silenzioso, la barba chilometrica, seminudo, completamente assente al mondo che lo circonda, lo sguardo perso davanti a sé.
Però ormai è lì, qualcosa deve pur dire, e attacca incerto: “Hi… My name is Yari Carrisi… I’am the son of a very famous italian singer…” e a questo punto, inopinatamente, il santone si riscuote dalla sua atarassia: alza gli occhi sull’interlocutore, lo fissa come se solo in quel momento si fosse reso conto di avere davanti un altro essere umano, si scosta i capelli per vedere meglio, tra i peli della barba spunta una bocca, parole vengono articolate… E finalmente echeggia nell’antro la domanda del guru: “Meeeeee….. ma davvero ‘u figliu ‘e Albano sei?”. Tutto in purissimo dialetto di Manfredonia, dove in una –come dire - precedente incarnazione, il sant’uomo aveva esercitato la professione di elettrauto…
E qualcuno ha il coraggio di stare a sindacare se è vera oppure no? Ma certo che lo è! E poi scusate, ma in un paese che è stato capace di credere che qualcuno era pronto a comprarsi l’Alitalia per amore di bandiera, chi può avere il coraggio di mettere in dubbio financo l’esistenza di Babbo Natale? E questa storiella, in fondo, è molto più plausibile di quelle che ci vengono ammannite tutti i giorni, con la massima serietà, dai nostri TG nazionali. E in più fa ridere, mentre i TG fanno piangere, o più spesso cag….O no?