martedì 15 settembre 2009

Chi va a casa di chi

Questo avvenimento dice tutto sulla carità pelosa di quanti hanno voluto dare alla guerra in Iraq la patina nobile dell’abbattimento del tiranno. La gratitudine di quel popolo per il nostro intervento non richiesto si può misurare dai festeggiamenti che riservano a uno che il nostro commander in chief lo prese a scarpate.
Si è trattato di una guerra di invasione che ha fatto centinaia di migliaia di morti iracheni (quanti, precisamente, non lo sapremo mai), ha reso quel paese un campo di battaglia tra opposte fazioni estremiste, ha prodotto tortura e dolore, ha distrutto i reperti della civiltà più antica di cui si abbia memoria storica e ci ha attirato addosso l’odio furibondo di qualche miliardo di esseri umani che hanno idee parecchio diverse dalle nostre su come (loro) dovrebbero condurre le proprie vite e i propri affari di governo, e non gradiscono che si sia noi a pretendere non solo di dirgli cosa è bene, ma addirittura di imporglielo.
Questo odio ha permesso a personaggi sinistri e macabri di affermarsi un po’ ovunque nel mondo islamico, per lo stesso meccanismo che ha portato qui da noi alle vittorie elettorali di Bush: se l’Altro (loro per noi, noi per loro) è cattivo, allora dobbiamo farci guidare da uno più cattivo di lui. Eventualmente dando un’aggiustatina ai risultati elettorali, se non sono proprio favorevoli. Ahmadinejad? E perché, Bush che fece con Gore? Solo che il primo è un tiranno, del secondo dire questo pare non sia lecito. Mah.
Adesso che la balla dell’esportazione della democrazia non è più spendibile, dato che l’unica cosa che abbiamo esportato è stata la vergogna delle torture e un numero di morti ammazzati infinitamente superiore anche agli stupefacenti record di Saddam; adesso che nessuno può più permettersi di raccontare cazzate su cosa siamo veramente andati a fare laggiù - tutti e non solo gli americani, perché Nassirya non è solo il posto del martirio di quei poverini che ci hanno lasciato le penne, è soprattutto il suolo sotto cui stanno gli idrocarburi acquistati dall’ENI; adesso che delle famose (ma soprattutto fumose) armi di distruzione di massa non è stato trovato nemmeno un flacone di virus del raffreddore; adesso che tutto questo è acquisito, lo sappiamo, è alle spalle, non resta più nessuna scusa a chi si ostina a difendere questa follia. Mi disturba parecchio vedere che in realtà questa gente non ne ha nessun bisogno: candidi, ammettono che sì, probabilmente andare laggiù è stato un errore, ma mica perché era sbagliato in linea di principio; no, anzi, l’idea era giusta ma il problema sono loro, gli iracheni e gli arabi in generale, animali ottusi e riottosi come muli recalcitranti che non hanno saputo apprezzare nulla delle meraviglie che gli avevamo graziosamente recato in dono. Perle ai porci, questa gente meglio lasciarla a casa sua e farli scannare tra loro, e anzi chiudiamoci pure noi dentro casa nostra e se provano ad avvicinarsi lasciamoli affondare in mare, o diamoli in pasto a Gheddafi, che è come loro e sa come trattarli. Salvo però andarci, noi da loro, a prenderci il petrolio. Con quattro soldi quando va bene, con la forza quando conviene.

Nessun commento:

Posta un commento